I
Commissione - Resoconto di mercoledì 15 settembre 1999
COMITATO
PERMANENTE PER I PARERI
SEDE
REFERENTE
Mercoledì
15 settembre 1999. - Presidenza del Presidente Raffaele CANANZI.
- Interviene il Ministro per le pari opportunità Laura
Balbo.
La
seduta comincia alle 17.05.
Disposizioni
per la prevenzione e la repressione delle discriminazioni
motivate dall'orientamento sessuale.
Testo unificato C. 2551 Vendola e C. 5865 Soda.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La
Commissione prosegue l'esame, rinviato il 9 settembre 1999.
Raffaele
CANANZI, presidente, avverte che è stata richiesta
l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Dopo aver ricordato che nella seduta del 9 settembre 1999
il relatore e il ministro Balbo avevano espresso i pareri
sugli emendamenti, sottolinea come il Governo abbia preannunciato
la presentazione di un disegno di legge recante norme in materia
di discriminazioni. Riterrebbe, pertanto, opportuno sospendere
temporaneamente l'esame del provvedimento in attesa della
presentazione del disegno di legge del Governo, in modo da
consentire alla Commissione di valutare l'eventualità
di un suo abbinamento al provvedimento in esame che consenta
di procedere nella direzione di un unico intervento legislativo.
Marco
BOATO (misto-Verdi-U) giudica opportuno ed auspicabile che
il Governo assuma una iniziativa legislativa di carattere
più generale in materia, ma non condivide la proposta
del presidente di sospendere l'esame del provvedimento, soprattutto
in considerazione del fatto che, su richiesta dell'opposizione,
i gruppi di maggioranza avevano convenuto circa l'opportunità
di trasmettere il testo unificato predisposto dal relatore
al Comitato per la legislazione al fine di acquisirne il parere,
molte delle cui condizioni ed osservazioni sono state recepite
dal relatore con appositi emendamenti. Sottolinea, poi, che
in due interventi, comparsi oggi sulla stampa quotidiana,
del cardinal Ersilio Tonini e dell'ex-direttore di Famiglia
Cristiana Zega è stato sostenuto che sarebbe, di
fatto, sufficiente l'articolo 3 della Costituzione per prevenire
e reprimere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale.
Tale ragionamento appare francamente pretestuoso poiché
porterebbe ad affermare l'inutilità di tutte le normative
legislative volte ad attuare la Costituzione, quale, ad esempio,
la normativa in materia di repressione delle discriminazioni
razziali. Nel manifestare, pur da credente, la sua profonda
convinzione circa la necessità di una piena laicità
di ogni iniziativa politica e dello Stato, giudica, in conclusione,
inaccettabile che si proponga la sospensione dell'iter
legislativo del provvedimento in esame soltanto perché
un cardinale e un autorevole giornalista intervengono sulla
prima pagina di alcuni quotidiani nazionali per condannare
i contenuti del provvedimento in titolo.
Giacomo
GARRA (FI) stigmatizza il fatto che il relatore, nel corso
di un recente incontro alla Festa nazionale dell'»Unità»
di Modena, non abbia minimamente reagito dinanzi alle affermazioni
del presidente dell'Arcigay Sergio Lo Giudice, secondo il
quale il provvedimento in esame comporterà una «rivoluzione
culturale». Del pari, considera inaccettabile che si
esprimano giudizi positivi sul provvedimento in esame in quanto
esso consentirebbe di superare il concetto tradizionale di
famiglia, poiché, se ciò fosse vero, si tratterebbe
di una palese violazione dell'articolo 29 della Costituzione.
Invita, in conclusione, il relatore a non confidare in un
rapido iter parlamentare del provvedimento in esame.
Carlo
GIOVANARDI (misto-CCD) svolge due osservazioni, una di metodo,
l'altra di merito. Quanto al metodo, fa presente di aver presentato
gli emendamenti solo nel momento in cui è venuto a
conoscenza del testo in esame. Quanto al merito, rileva che
il relatore ha affermato che il provvedimento è ispirato
alla cultura e alla dottrina cattolica. Dopo una tale affermazione
è difficile scandalizzarsi se un cardinale interviene
sugli organi di stampa per chiarire dinanzi all'opinione pubblica
quale sia realmente la dottrina cattolica.
Raffaele
CANANZI, presidente, non crede che negli atti parlamentari
risultino considerazioni siffatte del relatore.
Carlo
GIOVANARDI (misto-CCD) fa presente che tali osservazioni del
deputato Palma sono state comunque riportate dalla stampa.
Non condivide il contenuto degli articoli 2 e 5, che puniscono
come criminali le espressioni di semplici opinioni. Quanto
all'articolo 5, non condivide, in materia di educazione sessuale
che la norma preveda implicitamente che, nelle scuole, gli
alunni non debbano più essere educati all'eterosessualità:
si stanno, forse, oltrepassando le intenzioni iniziali del
provvedimento. L'articolo 2 prevede, inoltre, che chiunque
inciti altri alla discriminazione o faccia parte di associazioni
che perseguano tale scopo debba essere punito con pene, peraltro,
piuttosto severe. Manifesta, tuttavia, disponibilità
nel caso in cui gli articoli 2 e 5 del provvedimento fossero
espunti dal testo. Sarebbe, forse, opportuno attendere il
disegno di legge del Governo, auspicando che esso chiarisca
tali aspetti.
Franco
FRATTINI (FI) riterrebbe opportuno ascoltare dapprima le considerazioni
del ministro Balbo, come suggerito dal presidente, per comprendere
la reali intenzioni del Governo nella materia in esame. Vorrebbe,
innanzitutto, comprendere se il Governo condivida le sanzioni
penali previste nel testo unificato. Rileva, infatti, che
vi sono dei valori che esprimono determinati modelli di riferimento
sui quali si può o meno concordare: al riguardo, vorrebbe
comprendere se, nel caso in cui ci si discosti da tali orientamenti
o si esprima un'opinione diversa, bisogna essere puniti. Si
domanda, pertanto, se un docente debba essere punito nel caso
in cui il modello di riferimento che insegna sia quello eterosessuale.
Tiziana
PARENTI (misto-SDI) rileva l'opportunità di non interrompere
l'iter del provvedimento, che, nonostante la «banalità»
del contenuto, ha scatenato all'improvviso un'animata discussione
anche sulla stampa. Il testo unificato ha esclusivamente l'obiettivo
di evitare discriminazioni nei confronti di determinate persone.
In nessuna disposizione del testo si prevede che nelle scuole
dovrà insegnarsi l'omosessualità. Non si intendono,
infatti, vietare alle persone determinati modi di essere,
ma esclusivamente eventuali condotte discriminatorie; l'articolo
5 in materia di educazione sessuale vieta e sanziona determinati
comportamenti solo in quanto discriminatori. Non crede, inoltre,
che si possa parlare di «rivoluzione culturale»,
in riferimento al provvedimento in esame, quanto piuttosto
di semplice affermazione di princìpi propri di una
società civile. Pur ritenendo che il Parlamento sia
in grado di adottare decisioni consapevoli e meditate in materia,
invita, comunque il Governo a presentare un proprio disegno
di legge che ampli, possibilmente, il contenuto del provvedimento.
Rosanna
MORONI (comunista) crede che il provvedimento in esame costituisca
una scelta dovuta, necessaria ed urgente per porre termine
alle discriminazioni quotidianamente subìte da circa
3 milioni e mezzo di persone. Pur non essendo contraria in
linea di principio ad un eventuale disegno di legge del Governo
in materia, non vorrebbe che tale circostanza determini un
rallentamento nell'iter del provvedimento. Il Parlamento
italiano è un Parlamento laico, in grado di assumere
decisioni consapevoli. Invita, infine, il Governo a presentare,
in tempi brevi, il preannunziato disegno di legge, non essendo
possibile, a suo giudizio, un arretramento rispetto al lavoro
sin qui svolto.
Maria
Celeste NARDINI (misto-RC-PRO), pur non essendo contraria
pregiudizialmente alla presentazione di un disegno di legge
del Governo in materia di discriminazioni in generale, rivendica
il percorso autonomo del testo unificato delle proposte di
legge di iniziativa parlamentare. Il provvedimento ha lo scopo
di evitare le discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale;
il relativo iter è ormai in stato avanzato:
si domanda, quindi, per quali ragioni il Governo intenda presentare
un disegno di legge ad hoc in materia. Non vorrebbe
che tale iniziativa fosse stata assunta a seguito delle polemiche
sulla stampa.
Vincenzo
CERULLI IRELLI (PD-U), intervenendo a titolo personale, esprime
anzitutto grande apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore.
Ricorda poi che l'articolo 3 della Costituzione vieta le discriminazioni
basate sul sesso, nell'ambito delle quali rientrano anche
quelle determinate dall'orientamento sessuale. È ovvio
che sotto tale profilo l'articolo 3 della Costituzione deve
essere attuato attraverso la legislazione ordinaria. Quanto
all'educazione sessuale nelle scuole, concorda su un eventuale
miglioramento dell'articolo 5 del provvedimento in esame,
anche sulla base delle osservazioni emerse nel corso del dibattito.
In conclusione, respinge come strumentali le provocazioni
volte a porre in imbarazzo chi, pur essendo cattolico, non
è contrario alla prevenzione ed alla repressione delle
discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale.
Sergio
SABATTINI (DS-U) ritiene che il dibattito insorto sul provvedimento
in esame configuri in realtà un tentativo di creare
una frattura tra alcune delle componenti del centro-sinistra.
Ritiene che tutte le forze politiche dovrebbero avere l'obiettivo
di adottare provvedimenti che aumentino il grado di democraticità
del paese. Invita, poi, il Governo a convocare la propria
maggioranza per decidere che cosa si intenda fare sulla materia
in esame: non è infatti possibile, a suo giudizio,
interrompere bruscamente l'iter del provvedimento.
Concorda poi sulla necessità di migliorare l'articolo
5, che dovrebbe essere maggiormente rispettoso dell'autonomia
didattica, fermo restando il dovere dei docenti di non ledere
gli orientamenti sessuali degli studenti. In conclusione,
invita tutti i componenti la Commissione a fornire un apporto
costruttivo al dibattito.
Domenico
MASELLI (DS-U) concorda con i deputati Cerulli Irelli e Sabattini,
nonché sulla possibilità di migliorare ulteriormente
il testo. Soffermandosi poi sulla propria esperienza di insegnante,
rileva che in molte occasioni si è trovato ad affrontare
le problematiche connesse alla tutela delle «minoranze»,
nell'ambito delle quali i docenti hanno un compito molto delicato.
Il provvedimento in esame intende porre fine alle discriminazioni
motivate dall'orientamento sessuale e ritiene che le polemiche
giornalistiche rischino di far perdere di vista il reale obiettivo.
Ritiene, infine, che occorra rendere attuale il valore della
laicità dello Stato.
Antonio
SODA (DS-U), nel prendere atto con soddisfazione che anche
il Governo ha preannunziato la presentazione di un apposito
disegno di legge sul tema delle discriminazioni, ricorda una
proposta di legge di attuazione dell'articolo 3 della Costituzione
- da lui predisposta all'inizio del 1998 insieme a deputati
anche dell'opposizione - in riferimento alla quale il dibattito
si incentrò sulle cosiddette unioni affettive. Al riguardo,
ritiene che i vincoli di solidarietà affettiva non
debbano essere vietati, bensì riconosciuti. Un paese
liberale, religioso, non bigotto e non omofobico, dovrebbe
prendere atto del grido di dolore delle persone che si intendono
tutelare con il provvedimento in esame. Ricorda inoltre che
il nostro paese sin dagli anni settanta ha approvato leggi
contro ogni forma di discriminazione. Se il messaggio di eguaglianza
di cui all'articolo 3 della Costituzione fosse stato inteso
nella sua interezza, probabilmente non sarebbe stata necessaria
un'iniziativa legislativa come quella in esame. L'ispirazione
di fondo del provvedimento è quella di tutelare il
«diverso». Respinge poi le accuse strumentali,
auspicando, in concreto, un apporto costruttivo anche in merito
alla formulazione del testo, specie in riferimento all'articolo
5. Fa poi presente al deputato Giovanardi che anche allo stato
attuale, se un insegnante pone in essere comportamenti discriminatori
nei confronti degli studenti, può essere punito. Rileva,
altresì, che, se i rappresentanti del clero intendono
svolgere osservazioni critiche sul testo in esame, devono
essere pronti a ricevere considerazioni in risposta dal Parlamento.
In conclusione, non è contrario ad un'eventuale breve
pausa di riflessione, in attesa della presentazione del disegno
di legge da parte del Governo che, tuttavia, non deve porre
nel nulla il lavoro sin qui svolto. Esprime, comunque, disponibilità
ad un eventuale miglioramento del testo, mentre riterrebbe
inaccettabile un'eventuale battaglia ideologica sul provvedimento
in esame, che rischierebbe di far regredire il paese nel suo
grado di democraticità.
Raffaele
CANANZI, presidente, nel far presente che la sua precedente
proposta in ordine alla ipotesi di sospendere i lavori sul
provvedimento in esame aveva un valore meramente procedurale,
avverte che il seguito del dibattito sul provvedimento - ivi
compreso l'intervento del rappresentante del Governo - è
rinviato alla prossima settimana, essendo alcuni componenti
della Commissione impegnati alle 18.30 per la costituzione
della Commissione speciale per l'esame della relazione del
Governo per l'adozione del programma di riordino delle norme
legislative e regolamentari.
La
seduta termina alle 18.30.
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