Sindacato,
persone GLBT e lavoro
Giornate
internazionali di studio e confronto
Amsterdam,
29 luglio 1998
La
situazione di gay, lesbiche e transessuali in Italia. La politica
transgender
Nel
febbraio del 1994 il Parlamento Europeo approvò una storica
raccomandazione sulla "Parificazione dei diritti di gay e
lesbiche nella Comunità Europea", ancora oggi non recepita
formalmente e concretamente dal nostro Stato e da moltri altri.
A
distanza di alcuni anni il nuovo Trattato per l'Europa torna
di questi tempi efficacemente sulla questione includendo per
la prima volta a livello giuridico internazionale l'orientamento
sessuale tra le cause di possibile discriminazione da cui
cittadine e cittadini devono potersi difendere rivolgendosi
al Consiglio Superiore dell'Unione Europea.
In
Italia, forse più che altrove, la condizione di lesbiche,
gay e transessuali nel lavoro e nella vita di tutti i giorni
risulta penalizzata da un pregiudizio antico sostenuto da
una ingerenza del potere confessionale nelle competenze dello
Stato particolarmente forte, dall'ostilità e dalla volontà
di conservazione delle gerarchie cattoliche che storicamente
hanno stigmatizzato come deviante, immorale e pericolosa per
i valori della comunità ogni relazione affettiva, sentimentale
e sessuale non a fini procreativi e guardato con inquietudine,
sospetto e condanna il transessualismo e le politiche transgender,
mentre i vari stereotipi sono diventati marchiatura funzionale
al mantenimento dell'ordine sociale.
Le
ragioni della discriminazione delle persone omosessuali e
transessuali non vanno quindi ricercate dentro la loro condizione,
ma nella presenza di nuovi e vecchi integralismi, nella resistenza
e nell'inadeguatezza culturale e storica da parte della società
a recepire stili di vita non corrispondenti a standard rassicuranti
definiti come "socialmente accettabili".
Per
chi si trova in una situazione di transessualismo emergono
in Italia alcune fondamentali e specifiche questioni da risolvere:
la legge sulla riattribuzione del sesso prevede ancora oggi
che il nome sui documenti possa essere cambiato, e dopo laboriosa
burocrazia, soltanto dopo l'intervento chirurgico di riattribuzione
dei genitali. Questa situazione é causa di estremo disagio
sia per chi decida di sottoporsi all'intervento chirurgico
dati i tempi che la pratica richiede, sia per chi scelga di
effettuare la propria transizione affidandosi soltanto a terapie
ormonali e a piccoli interventi estetici correttivi ma non
ritenga l'intervento chirurgico ricostruttivo indispensabile
per la realizzazione di se', decidendo di far sua una delle
infinite condizioni della natura non nettamente definite e
soprattutto non identificabili nel sistema binario maschio-femmina.
Politicamente,
a destra, anche in Italia, viene praticato un forte ostracismo
nei confronti di omosessuali e transessuali, mentre a sinistra
il clima é senz'altro diverso anche se permangono ambiguità
e reticenza nelle proposte legislative e contrattuali a tutela
dei diritti di omosessuali e transessuali, come in genere
per tutte le questioni che in qualche modo attengono a sesso
o a identità di genere, tanto che pare evidente che, nel loro
accanimento, soltanto i "grandi nemici" della causa hanno
l'aria di riconoscere il vero, formidabile potenziale rivoluzionario
delle istanze omosessuali, lesbiche e transgender.
La
discriminazione di omosessuali, lesbiche e transessuali nel
mondo del lavoro
La
forte crisi del mercato del lavoro crea precarietà e difficoltà
per tutti, in particolare per quei soggetti che non rispecchiano
vecchi idoli rassicuranti come il lavoratore maschio, bianco
eterosessuale e padre di famiglia. Per gay, lesbiche e transessuali
ciò significa quasi sempre, oltre a tutto il resto, una dolorosa
condanna a dipendere da una famiglia che li rifiuta.
La
normativa italiana offre spunti interessanti di tutela contro
le discriminazioni dovute all'orientamento sessuale o al cambiamento
della propria identità di genere sia all'atto dell'assunzione
sia durante il rapporto di lavoro. Nessun provvedimento sanzionatorio
può essere preso a motivo esplicito dell'orientamento sessuale
delle persone o di un loro cambiamento di identità di genere.
Pertanto le discriminazioni sono mascherate da pretesti legali,
indirette e quasi mai l'omosessualità del dipendente (o un
suo cambiamento di genere) é motivo "ufficiale" di un provvedimento
disciplinare. Una parte consistente dei problemi denunciati
da gay, lesbiche e transessuali non deriva esclusivamente
da condotte vessatorie dei datori di lavoro, ma anche da una
difficile convivenza con i colleghi. Tutt'altro infrequenti
sono, infine, i reclami nei confronti del datore di lavoro
gay che tenta il medesimo tipo di ricatto di un qualsiasi
datore di lavoro.
Oggi
la progressiva precarizzazione dell'occupazione pone sempre
più limitazioni nella difesa del posto di lavoro, garantito
in modo diverso in tutte le aziende oltre i 15 dipendenti
per unità produttiva o almeno 60 dipendenti sul territorio
nazionale. La lotta contro una flessibilità selvaggia diventa
anche in questo caso l'unica vera strategia efficace per controbattere
una classe imprenditoriale spesso fortemente legata al pregiudizio,
ma ancora più spesso pronta a strumentalizzare pregiudizio
e stereotipi.
Un
importante capitolo sulla condizione omosessuale e transessuale
è rappresentato dalle molestie, intese come "qualsiasi comportamento
indesiderato a connotazione sessuale attuato nel posto di
lavoro". Il testo di legge già approvato al Senato sulle molestie
sessuali (aprile '98) e attualmente alla Camera, contiene
spunti interessanti oltre che un futuro supporto per molti
casi di soprusi e violenze anche nei confronti di lesbiche,
gay e transessuali. Alcuni contratti nazionali di lavoro prevedono
da tempo norme di comportamento che rafforzano, anche in questo
senso, la tutela della dignità delle persone nei luoghi di
lavoro.
Le
lesbiche e le transessuali sono discriminate in primo luogo
in quanto donne e poi per la loro omosessualità o per la loro
identità di genere in transizione. L'omosessualità femminile
è relativamente poco visibile e perciò meno problematica,
ma anche l'omosessualità femminile costituisce un fattore
discriminante nell'ambiente di lavoro il più delle volte sottovalutato
dalle stesse donne.
L'autolimitazione
Un
aspetto significativo della situazione di omosessuali, lesbiche
e transessuali nel mondo del lavoro e nella quotidianità in
Italia è dato anche dallo scarso interesse alla visibilità
e dalla debole volontà di rivendicazione dei propri diritti
da parte di interessati e interessate: si verifica pertanto
una progressiva interiorizzazione della marginalizzazione,
un adattarsi al sopruso per quieto vivere immediato con ripercussioni
sull'autostima e rinuncia a rivendicare il diritto al rispetto
e alla vivibilità.
Ciò
porta ad una sostanziale sottovalutazione del fenomeno generale
della discriminazione e dei problemi esistenti in primo luogo
da parte di chi si autolimita, non si difende e finisce per
non riconoscere il sindacato come interlocutore nelle situazioni
di difficoltà, tanto che spesso si ricevono richieste di intervento
solo dopo mesi dall'aver subito una ingiustizia o addirittura
perso un posto di lavoro, quando ormai é impossibile ogni
intervento.
Nel
nostro paese non esiste una vera e propria comunità gay, come
non esistono forti legami di solidarietà nel mondo del lavoro.
La
CGIL
Nel
primo articolo del suo Statuto l'Organizzazione inscrive l'orientamento
sessuale delle persone tra le questioni fondamentali per la
realizzazione di eguaglianza di diritti e di doveri per i
suoi membri: questo comporta un impegno esplicito al rispetto,
a politiche di pari opportunità sul lavoro e l'osservanza
di specifiche norme antidiscriminatorie. Il nostro sindacato
rimane ancora oggi l'unico in Italia ad operare in argomento,
contrastato dai sindacati della destra e dalla CISL, vicina
la mondo cattolico, e pertanto particolarmente interessata
a politiche di stampo familistico.
Il
Dipartimento Diritti di Cittadinanza, l'Ufficio Nuovi Diritti
e alcune Camere del Lavoro hanno promosso in questi anni iniziative
pubbliche di discussione, organizzato convegni, seminari,
partecipato ai congressi delle principali associazioni nazionali
ed internazionali. Sono stati aperti sportelli di consulenza
ed ascolto per gay, lesbiche e transessuali nelle Camere del
Lavoro di Milano, Torino, Bologna e Genova, dato che la tutela
dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori omosessuali
e transessuali si realizza pienamente solo se in primo luogo
essi si sentono riconosciuti e previsti dall'organizzazione.
Sono stati inoltre tentati, per ora con scarso successo, inserimenti
significativi di clausole nella contrattazione nazionale,
come per esempio l'estensione dei permessi parentali alle
coppie di fatto.
L'impegno
della CGIL sui temi dell'omossessualità, del transessualismo
e delle politiche transgender ha ormai una storia consolidata,
anche se é tutt'altro che esente da problemi. Il movimento
sindacale, le cui ragioni di esistenza si fondano sulla tutela
di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici, ha ancora
oggi infatti difficoltà ad occuparsi a fondo della condizione
gay, lesbica e transessuale e vi é quindi bisogno di formazione
sindacale, di norme specifiche, di iniziative mirate e di
una forte collaborazione con le associazioni.
Recentemente
un Ordine del giorno del Direttivo nazionale della CGIL ha
evidenziato in modo formale il permanere della difficoltà
e dell'imbarazzo dell'insieme dell'Organizzazione nel superare
pregiudizi e diffidenze, anche dopo anni di attività e malgrado
l'esistenza dell'Ufficio Nazionale Nuovi Diritti (esperienza
unica in Italia) e dei centri di consulenza gay e trans. Il
gruppo di lavoro nazionale ha denunciato più volte l'insufficienza
numerica delle persone che vi si possono dedicare, la difficoltà
a reperire risorse economiche e permessi sindacali, nonchè
la scarsità di iniziative e di sportelli su territorio nazionale,
in particolare nel centro-sud dell'Italia.
Sempre
nello stesso ordine del giorno si é evidenziata inoltre la
necessità e l'urgenza che l'organizzazione nella sua interezza
si assuma una responsabilità diretta in queste politiche sia
rispetto alle risorse umane, sia rispetto a quelle economiche,
rinnegando posizioni di marginalità o peggio di tolleranza.
Per
concludere...
Riassumendo,
le istanze principali su cui é necessario concentrare i più
urgenti interventi politici del sindacato, dei partiti e della
società civile comuni alla situazione di gay, lesbiche, transessuali
in vista di rimuovere barriere e ostacoli alla convivenza
e promuovere una reale cultura della libertà sono:
- Di
civiltà, nel riconoscere a tutti gli effetti l'omosessualità
e il transessualismo come caratteristiche della personalità,
componenti naturali del comportamento umano;
- Di
carattere formativo e informativo, garantendo ai giovani
il diritto ad un'educazione familiare e scolastica che non
costringa e non pregiudichi lo sviluppo della propria personalità
e agli insegnanti, agli addetti ai pubblici uffici, ai compagni
e alle compagne del sindacato la possibilità di approfondimento
degli argomenti relativi all'omosessualità e al transessualismo
anche tramite i corsi di formazione ;
- Di
carattere culturale, nel far conoscere con tutti gli strumenti
e le iniziative possibili la reale situazione gay, lesbica,
transessuale e le politiche transgender combattendo pregiudizi
e stereotipi e garantendo una sana quotidianità alle persone;
- Di
carattere giuridico-legislativo, nell'impegno di relazione
con il Parlamento affinche vengano prodotte leggi e regolamenti
che prevedano diritti e competenze per le singole persone
e non norme rigidamente riservate ai componenti della famiglia
o della coppia legalmente riconosciuta, fonte diretta di
discriminazione; deve essere previsto comunque il ricorso
a norme antidiscriminatorie e il riconoscimento alle unioni
civili anche fra persone dello stesso sesso; per quanto
attiene la situazione transessuale si ritiene indispensabile
anche per l'Italia che il cambiamento anagrafico avvenga
sulla base del "Real life test" e che le prestazioni previdenziali
includano anche gli interventi primari essenziali all'adeguamento
estetico al sesso di appartenenza;
- Di
carattere istituzionale, con la richiesta di recepimento
da parte di tutti gli Stati della risoluzione di Strasburgo
e della piena applicazione del trattato europeo di Amsterdam
- Di
diritto internazionale, tramite azioni coordinate a livello
internazionale di denuncia e di tutela del rispetto dei
diritti umani di gay, lesbiche e transessuali nei Paesi
in cui subiscono condanne e torture per il loro orientamento
sessuale o per la loro identità in transizione.
Documento
a cura dell'Ufficio Nuovi Diritti
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