Comitato antidiscriminazione GLBT
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ROMPENDO IL SILENZIO
Violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale
Rapporto di Amnesty International

Ovunque nel mondo persone sono state imprigionate, torturate e poi uccise soltanto per la loro identità sessuale. Gay, lesbiche, travestiti, transessuali ed ogni persona che non segue le regole di una sessualità cosiddetta "normale" può essere soggetta a queste persecuzioni da parte di singoli individui, apparati militari e di polizia o gruppi organizzati. Gli abusi vanno dai semplici insulti agli abusi sessuali. In alcuni casi autorità intolleranti possono rifiutare di proteggere i diritti fondamentali degli omosessuali mentre in altri i governi o le istituzioni sono in prima persona gli autori di questo tipo di abusi.

L'interesse per la creazione di una legislazione in difesa dei diritti umani nasce in reazione alle atrocità della seconda guerra mondiale quando ebrei, zingari, disabili ed omosessuali furono portati in campi di concentramento dai nazisti e lì furono fucilati, impiccati, sterminati con gas letali e lavori forzati. Le lesbiche, a differenza dei gay, non sono mai state considerate omosessuali, bensì persone pericolose per la società: identificate con il triangolo nero (i gay portavano il triangolo rosa), vivevano e lavoravano fino alla morte in compagnia di vagabondi e piccoli delinquenti, anche loro considerati “pericolosi per la società”.

Anche se sotto il nazismo gli omosessuali avevano una precisa identificazione, i membri delle Nazioni Unite quando scrissero la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dimenticarono sistematicamente di considerare questo gruppo di persone. Poi sono stati redatti altri documenti in difesa dei gruppi cosiddetti "deboli" quali le minoranze etniche e le donne. Questi documenti costituiscono un'importante struttura di difesa di queste categorie. Non è ancora stato fatto nulla in difesa degli omosessuali nonostante tutti siano a conoscenza delle violenze che subiscono in prigione a causa della loro identità sessuale reale o presunta. Alla Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna Amnesty International ha sottolineato pubblicamente la mancanza di un programma per la difesa dei diritti umani di gruppi deboli quali bambini, tribù indigene, disabili, minoranze religiose, sessuali, etniche e linguistiche e tutte le persone affette da AIDS/HIV. Questa proposta, respinta alla fine della Conferenza, dimostra che Amnesty International ritiene lesbiche e gay in pericolo di una reale discriminazione.

In teoria gli omosessuali godono della protezione dei trattati internazionali sui diritti umani, quali la Carta Internazionale dei Diritti Umani, il Patto Internazionale su Diritti Civili e Politici e il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, che vogliono garantire gli stessi diritti a tutte le persone. In seguito alla Convenzione Europea sulla Protezione dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali alcuni stati hanno riconosciuto la parità fra omosessuali ed eterosessuali. Negli Stati uniti, 10 stati hanno esplicitamente proibito le discriminazioni sessuali; nel maggio 1996 il Sud Africa ha ribadito, per la prima volta nella storia, l’uguaglianza tra tutti i cittadini bandendo le discriminazioni basate sulle preferenze sessuali di ciascuno.

Anche se cresce l’interesse per la difesa dei diritti degli omosessuali, come è possibile che così spesso ci si dimentica degli abusi che queste persone subiscono quotidianamente? Innanzitutto bisogna dire che la maggior parte degli omosessuali vittime di repressioni o violenze non denuncia il torto subito. Forse hanno paura che la loro vita sessuale diventi di pubblico dominio e perciò fonte di nuove violenze. In molti paesi i gay e le lesbiche sono emarginati dalla "normale" vita sociale, culturale ed economica; la loro condizione li porta spesso ad avere scarsa fiducia nelle autorità, nei servizi sociali e nelle forze dell’ordine che dovrebbero tutelare i loro diritti. Le lesbiche, a differenza dei gay, sono discriminate in primo luogo in quanto donne e poi per la loro omosessualità. Il silenzio e la paura di parlare delle condizioni di vita degli omosessuali è un grande ostacolo per le organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani. Inoltre le discriminazioni sessuali sono spesso mascherate da pretesti legali: le vittime vengono formalmente accusate di diversi reati in modo da nascondere la vera ragione della loro detenzione, arresto, tortura o esecuzione.

I preconcetti sociali e religiosi hanno portato a considerare deviante e fuori della grazia divina ogni relazione omosessuale e quindi innaturale, immorale e pericolosa per i valori della famiglia e della società. Il terrore dell'AIDS/HIV ha individuato, senza alcun fondamento scientifico, i rapporti omosessuali come principale causa della diffusione della malattia. I governi, promuovendo campagne contro gay e lesbiche e considerando la difesa dei diritti umani una moda occidentale che mina l’assetto sociale e culturale, permettono che gli abusi avvengano in silenzio. Le violenze subite da lesbiche e gay vanno dalle piccole ostilità quotidiane all'arresto, dalla tortura alla pena capitale. Tutti i cittadini del mondo possono vedere violati i propri diritti umani da parte di governi ed istituzioni. Gli omosessuali, come tutte le altre minoranze (che siano etniche, religiose, politiche, sessuali o linguistiche), sono una categoria particolarmente vulnerabile. Organizzazioni statali, militari e paramilitari hanno il compito di eliminare o ridurre al silenzio tutti i gruppi "non desiderati" o socialmente pericolosi. Ecco i principali metodi a cui ricorrono.

Esecuzioni extragiudiziali e "sparizioni"

Le esecuzioni extragiudiziali sono omicidi illegali ed intenzionali eseguiti da uno stato o da gruppi paramilitari: le cosiddette squadre della morte. Le lesbiche e i gay sono particolarmente vulnerabili a siffatte violazioni: non esistono aiuti sociali o politici per difenderli, per portare alla luce, denunciare o fermare questi abusi. Parlarne potrebbe rivelarsi fatale. Si parla invece di "scomparsi" quando si ritiene che una persona sia stata detenuta da agenti statali ma le autorità negano il fatto non confermando l'arresto, il luogo di detenzione, e la sorte toccata alla persona.

In Messico - tra il 1991 e il 1994 - 12 gay sono stati uccisi nello stato del Chiapas. Uno di essi, Neftali Ruiz Ramirez, era il vice-presidente del gruppo Tuxtla Gutìevrez gay e travestiti. Ramirez è stato sicuramente raggiunto da un colpo sparato da un agente di polizia ma l'inchiesta sulla sua morte è stata insabbiata per nascondere le torture e gli abusi subiti dai membri di questo gruppo.

In Colombia numerose squadre della morte uccidono gli omosessuali, i senza tetto, i disoccupati e le minoranze in genere, mettendo in atto un progetto di pulizia sociale. Le vittime vengono massacrate per strada o rapite e portate chissà dove per essere poi ritrovate morte con evidenti segni di tortura. Nella maggior parte dei casi gli assassini rimangono impuniti.

Le squadre della morte uccidono anche in Brasile. Nel 1993 Renildo José dos Santos, bisessuale che ha pubblicamente dichiarato il proprio orientamento sessuale, è stato rapito da una squadra della morte davanti alla famiglia e a tutto il vicinato; sono stati riconosciuti appartenenti alla polizia tra i rapitori. Il suo corpo senza testa (recante evidenti segni di tortura) è stato ritrovato due giorni dopo in una discarica.

Normalmente chi si impegna in difesa dei diritti degli omosessuali viene preso di mira dalla polizia: dopo l'omicidio di Renildo José dos Santos l'unico giornalista, Reinaldo Cabral, che aveva avuto il coraggio di palare dell'omicidio e delle violenze della polizia, ha ricevuto minacce telefoniche; il 3 aprile 1994 due uomini armati sono entrati nella sua casa minacciandolo con un fucile ed incendiandogli la macchina. Il 13 giugno 1994 due consiglieri del Partito degli Operai Brasiliani, l'avv. Reinaldo Guedes Miranda ed il poeta Hermógenes Da Silva Almeida Filho, che si erano impegnati in difesa dei diritti degli omosessuali e degli afro-americani, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un sicario legato – a quanto pare – alla polizia.

Torture e maltrattamenti

Le leggi internazionali in materia di diritti umani dichiarano illegale la tortura; nel 1984 la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura ha definito quest’ultima come "l'atto mediante il quale vengono volontariamente inflitte sofferenze fisiche e mentali ad un detenuto per ottenere informazioni o per intimidirlo ed umiliarlo". Ogni anno Amnesty International denuncia casi di tortura in oltre metà dei paesi membri delle Nazioni Unite. La tortura ed i maltrattamenti sono strumenti repressivi usati contro tutti i gruppi di persone considerate "nemiche dello stato o della moralità". Agli omosessuali vengono estorte umilianti confessioni sulla loro vita privata e sulle loro abitudini. Le lesbiche e i gay che hanno subito siffatti abusi sono colpiti due volte perché non possono godere degli aiuti pubblici riservati a tutte le altre vittime. Raramente le violenze subite vengono rese di pubblico dominio: si crea quindi un clima di omertà in cui ognuno deve superare da solo i traumi di queste esperienze.

Anche in Europa sono frequenti i casi di tortura e maltrattamenti dei "diversi"; tra questi non possiamo certo escludere gli omosessuali. In Romania i rapporti omosessuali tra adulti sono puniti con una pena detentiva che va da uno a cinque anni di prigione (art. 200 par. 1 e 2 del codice penale). L'ingresso della Romania nel Consiglio d'Europa, nell'ottobre 1993, è stato subordinato alla modifica di alcune norme di legge come l'art. 200 par. 1 e 2. Dopo tre anni il parlamento rumeno, ignorando i numerosi appelli dei paesi europei e di Amnesty International, ha approvato un nuovo art. 200 in cui dichiara l'omosessualità un "pubblico scandalo" e istituisce il reato di favoreggiamento ed istigazione all’omosessualità, anch’essi punibili con pene detentive da 1 a 5 anni. Doru Marian Beldie, di 19 anni, è stato arrestato a Bucharest il 16 giugno 1992 ed accusato di aver avuto rapporti omosessuali con un minore. Beldie è stato colpito alle mani e ai piedi per diverse ore; la polizia tentava di costringerlo a firmare una confessione. In seguito è stato condannato a 4 anni e mezzo di prigione. In detenzione ha subito ripetute violenze da parte degli altri prigionieri. Marcel Brosca, studente rumeno di 20 anni, è stato arrestato nel marzo 1992 a Tecuci mentre dormiva in stazione aspettando un treno per andare a casa. Quattro poliziotti ed un ragazzo di 17 anni lo hanno avvicinato, svegliato ed accusato di violenza sessuale sul minorenne. Dopo averlo picchiato a sangue con i manganelli lo hanno arrestato; è stato condannato a 5 anni di reclusione. In Romania, fra il 1993 ed il 1995, almeno 11 persone sono state arrestate con l'accusa di essere omosessuali. Amnesty International ha documentato 57 casi di persone imprigionate in base all'art. 200 par. 1 e 2: tra esse figurano Milorad e il suo compagno che sono stati rilasciati in seguito alle pressioni di Amnesty International con enormi problemi di reinserimento perché la polizia aveva pubblicato le loro fotografie e la loro storia. Nessuno era più disposto ad offrire loro un posto di lavoro e Milorad, in preda alla disperazione, si è suicidato nel 1995 mentre il suo compagno ha ottenuto asilo politico. In Turchia l'omosessualità non è ufficialmente illegale ma la polizia periodicamente irrompe nelle case di gay e lesbiche eseguendo arresti.

Violenze ed abusi sessuali

Violenze e altre forme di abusi sessuali da parte della polizia, cioè l'inserzione di oggetti in qualunque orifizio del corpo, sono stati descritti in un Rapporto Speciale sulla Tortura delle Nazioni Unite come una “violazione della dignità e dell’integrità fisica di un essere umano particolarmente vergognosa”. Nella maggior parte dei casi le violenze sessuali sono rivolte contro detenute e omosessuali. In Costa Rica, nel 1993, almeno 7 travestiti sono stati arbitrariamente arrestati e trattenuti per alcune ore dalla polizia che li ha umiliati e costretti a sottoporsi a diverse prestazioni sessuali.

Cure mediche forzate per cambiare le abitudini sessuali

Nel 1982 Amnesty International ha condannato le cure mediche che l'Unione Sovietica e la Cina avevano riservato ai detenuti omosessuali. Tali trattamenti consistevano nella somministrazione di psicofarmaci e elettroshock.

Rifugiati politici

Il lavoro di Amnesty International a favore dei rifugiati politici comincia con la protezione delle persone da detenzioni arbitrarie, torture, uccisioni e rapimenti da parte delle squadre delle morte. L'organizzazione ha inoltre lavorato per evitare che i rifugiati dovessero ritornare, contro la propria volontà, nei loro paesi. La Convenzione di Ginevra definisce i rifugiati come "persone che hanno la fondata paura di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o politico". Tra questi gli omosessuali sono considerati come persone appartenenti ad un particolare gruppo sociale. Il 12 marzo 1994 Alfonso Toboso, gay cubano, è stato riconosciuto rifugiato politico dalla Corte Suprema degli Stati Uniti perché, in quanto omosessuale, non poteva vivere al sicuro nel suo paese. Il Ministro della Giustizia, Janet Reno, ha confermato che quanto sancito da questa decisione sarebbe stato oggetto di una legge federale.

Leggi che criminalizzano l'omosessualità

Anche se la tendenza internazionale è quella di non considerare l'omosessualità un reato, alcuni paesi segregano questa categoria di persone (abbiamo già citato alcuni casi in Romania o in paesi Sudamericani). Nel 1992 si è fatto un passo avanti quando quasi tutti i paesi dell’est europeo hanno legalizzato l'omosessualità. In Nicaragua, sotto il governo sandinista, l'omosessualità era tollerata ma nel 1992, con la riforma del codice penale, il governo conservatore ha messo fuori legge l’omosessualità con l'art. 204. Secondo Amnesty International questo articolo è poco chiaro e permette l'arresto di chiunque sia sospettato di essere un omosessuale. Negli Stati Uniti 28 stati hanno depenalizzato l'omosessualità dal 1962 mentre in altri stati (Texas, Missouri, Kansas e Tennessee) le vecchie leggi sulla sodomia vengono applicate nei casi di rapporti sessuali tra uomini.

Nei paesi in cui l'omosessualità è un reato penale, questa accusa può essere usata anche come pretesto per arrestare o punire cittadini scomodi. In Iran lo scrittore satirico Ali-Akbas Saidi Sirjani, le cui opere sono state quasi tutte censurate, è stato arrestato nel marzo 1994 con accuse quali spionaggio, uso di sostanze stupefacenti, produzione di alcolici, di aver ricevuto fondi da organizzazioni anti-rivoluzionarie e omosessualità. Nel novembre 1994 è deceduto dopo sette mesi di isolamento. La versione ufficiale parla di “crisi cardiaca”.

La pena di morte

Amnesty International è contro la pena di morte in qualunque caso ma cerca di portare alla luce tutte quelle situazioni in cui la pena di morte viene usata contro le minoranze. Anche se la pena di morte punisce un determinato reato, talvolta viene applicata per reprimere movimenti politici oppure per eliminare le cosiddette “sacche di povertà”. In Iran, secondo la legge islamica, la sodomia è un crimine contro la volontà divina e perciò punita con la pena di morte. Tuttavia la differenza tra uomini e donne porta a trattamenti diversi per le stesse imputazioni: gli uomini vengono uccisi dopo il primo processo mentre le donne, prima di essere condannate a morte, devono essere processate quattro volte con la testimonianza di quattro "gassameh" (uomini di reputazione rispettabile); la pena per i primi tre processi è di 108 frustate. Nel 1995 almeno 50 uomini sono stati condannati al morte ma non è chiaro quanti di loro siano omosessuali. Altri paesi islamici in cui viene applicato lo "hodoud" (legge islamica) sono Yemen, il Pakistan, Arabia Saudita, Oman e Sudan.

Il ruolo di Amnesty International

Amnesty International si batte per l’integrità fisica e mentale di ognuno e per la libertà di opinione; il lavoro di Amnesty International mira a proteggere tanto la vita privata che quella pubblica di ognuno, considerando la sessualità una dimensione fondamentale dell’identità di ogni individuo. E’ nostro lavoro sia tutelare i diritti umani dei singoli cittadini che informare su questi diritti affinché ognuno possa identificare e denunciare le violazioni. Dal 1961 Amnesty International si è battuta contro la tortura, i maltrattamenti, le esecuzioni di prigionieri e le "sparizioni", indipendentemente dalla vita sessuale delle vittime. Dal 1979 si è mossa in favore di tutti coloro che avevano lottato per l'affermazione dei diritti dei gay e delle lesbiche non violentemente. In seguito Amnesty International ha modificato il suo mandato e le sue modalità di intervento in favore di una maggiore protezione legislativa dei diritti umani degli omosessuali. Dal 1982 l'organizzazione condanna le cure mediche imposte per cambiare l'identità sessuale delle persone.

Amnesty International si batte per la liberazione dei "prigionieri per motivi di opinione", cioè di coloro che sono detenuti esclusivamente per le proprie idee, colore, sessualità, religione, lingua ed origini etniche e che non abbiano mai usato o incitato all'uso della violenza. Dal 1991, in seguito al Consiglio Internazionale di Yokohama, Amnesty International ha deciso di estendere il proprio lavoro anche in difesa delle lesbiche e dei gay imprigionati. L’organizzazione preme affinché i governi rispettino i diritti umani e adeguino le proprie leggi alle norme internazionali. E’ giunto il momento di cambiare quelle legislazioni che portano a discriminazioni sessuali.

Raccomandazioni di Amnesty International ai governi per la protezione degli omosessuali

  1. Il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri per motivi di opinione, compresi coloro che sono imprigionati per la propria identità omosessuale, per aver difeso i diritti degli omosessuali (o per aver promosso l'educazione contro AIDS/HIV) e per le proprie opinioni politiche con l'accusa di omosessualità.
  2. Una revisione delle leggi sui comportamenti sessuali che permettono la detenzione di persone soltanto per la loro reale o presunta identità sessuale. Questa revisione deve includere anche le leggi che consentono l'arresto di chi si è battuto per i diritti degli omosessuali.
  3. Far cessare immediatamente le violenze, gli abusi sessuali, le torture ed i maltrattamenti da parte delle istituzioni nei confronti di tutti, comprese le lesbiche e i gay. E’ necessario proibire ogni trattamento crudele, inumano o degradante dei detenuti come le terapie mediche forzate riservate agli omosessuali.
  4. Far cessare le “sparizioni” e le esecuzioni extragiudiziali di lesbiche e gay. I governi devono immediatamente porre fine a queste violazioni, avviare inchieste imparziali e portare dinanzi alla giustizia i responsabili.
  5. Giungere all’abolizione totale della pena di morte (compresi, quindi, i casi in cui è applicabile per omosessualità).
  6. Rivedere leggi e procedure affinché l’identità sessuale non possa portare alla tortura, alle minacce di morte e all’omicidio politico di una persona e affinché le indagini su siffatte violazioni siano imparziali e tempestive.
  7. Assicurare una corretta educazione contro la tortura, le violenze e gli abusi sessuali nei corsi di formazione di agenti delle forze dell’ordine, del personale militare, del personale medico e di tutti coloro che agiscono per arrestare, interrogare e detenere individui, rifugiati politici compresi.
  8. Rivedere e abolire tutte le barriere legali e amministrative che impediscono l'accoglienza di rifugiati politici.
  9. Promuovere l'educazione ai diritti umani di tutte le persone senza distinzioni di sesso, razza e religione.
Il presente articolo è tratto dal documento “Breaking the Silence: Human Rights Violations Based on Sexual Orientation” pubblicato nel 1994 dalla Sezione USA di Amnesty International e riveduto nel 1997 dalla Sezione inglese. Traduzione a cura di Enrica Viparelli e Christopher E. Renner.
Copie del documento originale possono essere richieste a: Amnesty International United Kingdom, 99-119 Rosebery Ave., London EC1R 4RE, Inghilterra

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